Se quella del "Sindaco D'Italia" è intesa così, cioè che il presidente del consiglio viene eletto "direttamente" assieme al suo partito se vincente (o alla sua coalizione se vincente) dalla Camera dei deputati (e non come i Sindaci dagli elettori, o come il presidente del consiglio oggi nominato dal Presidente dello Stato), allora si può accettare. Anzi è proprio così con il Cancellierato tedesco: Cancelliere diventa (normalmente e per costume parlamentare, non per regola costituzionale) il capolista del maggior partito che ottiene dopo le elezioni la maggioranza dei voti in parlamento. E' rimovibile solo con la sfiducia costruttiva, significa solo se contestualmente a un voto di sfiducia un altro parlamentare viene eletto cancelliere con la maggioranza dei voti. Se esso non viene eletto (come nel caso Rainer Barzel-Willy Brandt), la sfiducia è respinta (Brandt rimase cancelliere, ma preferì poi di dimettersi ed andare alle elezioni anticipate). Questo cambio di cancelliere con la sfiducia costruttiva è accaduto in Germania solo una volta: il cambio Schmidt-Kohl nel 1982. Anche in questo caso il vincitore Kohl preferì di farsi "leggittimare" da elezioni anticipate. Il potere di garanzia della governabilità di questo dispositivo costituzionale (la sfiducia costruttiva) è enorme e limita moltissimo il potere di ricatto di piccoli partiti o singoli parlamentari.
Il Cancelliere una volta eletto dal parlamento deve solo essere confermato dal Presidente della Repubblica, che detiene "solo" un ruolo di garanzia e rappresentanza costituzionale. Poi il Cancelliere nomina i suoi ministri che devono solo giurare - mano sulla costituzione - davanti al parlamento. Il Cancelliere può revocare i suoi ministri senza chiedere il parlamento e gli indica i suoi obbiettivi strategici, che loro devono o dovrebbero seguire (Competenza delle linee guida).
Trovo anch'io un giudizio sofferto e duro dire che il semipresidenzialismo o il presidenzialismo poterebbero in Italia a derive autoritarie, ma ragazzi - ottimismo a parte - guardatevi in giro, studiate il fenomeno Berlusconi dal punto di vista sociologico, il fenomeno Grillo che apre la strada alla sopravvivenza solo del partito più forte in termini economici e di potere mediatico con il suo anti-partitismo viscerale, poi la costante forza culturale di una destra autoritaria (che - guarda caso - vorrebbe giusto il presidenzialismo)... non si tornerà al fascismo, questo è chiaro, ma esistono forme più moderne e subdole di "democratura" o "dittatura della maggioranza", che per esempio già intravediamo in Russia... Voi direte la Russia è un'altra storia ed è lontana da noi... ma pensate bene: qual'è l'economia nazionale che oggi va meglio nel mondo e ci farà mangiare a tutti la polvere? La Cina. E' come garantisce i suoi successi economici? Con un sistema autoritario senza scrupoli. La Russia di Putin ha solo imparato dalla Cina: benessere in cambio di vera democrazia, libertà e giustizia sociale. Non è che questa ricetta possa convincere prima o poi anche qualcuno della "vecchia Europa"?
E' gli Stati Uniti? La parvenza di democrazia rimane e rimane sempre la possibilità di un cambiamento (il futuro rimane aperto), ma è una democrazia in cui votano solo poco più di 50% degli aventi diritto, grazie a una serie di misure che disincentivano il voto dei poveri e dei meno istruiti, una democrazia in cui lo strapotere dei media controllati dai grandi gruppi economici e finanziari, unito alla forza del complesso industriale-militare che trama quanto possibile per mantenere viva la paura di nemici sempre nuovi interni ed esterni, non decidono in verità già oggi loro chi va a governare e come deve governare? Cosa hanno potuto cambiare veramente Kennedy, Carter o Clinton, a parte essere stati più simpatici di Bush, Nixon o Reagan? Clinton ha firmato Kyoto? No. Clinton ha istituito una previdenza sanitaria universale per tutti. No. E del povero John F. Kennedy ed del suo fratello Robert non parliamo nemmeno...
No, Signori, l'unica cosa che abbiamo da contrapporre alla Cina è la nostra cultura europea ed anche italiana di giustizia sociale, dello stato di diritto e della libertà che sono gli unici a garantire anche domani il massimo potenziale di innovazione sociale, organizzativa, tecnologica ed economica, perchè garantiscono - con tutte le difficoltà - equità, benessere diffuso, autonomia degli individui, responsabilità individuale e sociale, partecipazione e conoscenza. E questo è solo possibile in un sistema democratico che non sacrifica gradi di democraticità o di libertà sull'altare del benessere a breve. Certo, è un cammino difficile, trovare l'equilibrio - specie in Italia - tra governabilità e rappresentatività, come elementi chiave di questa democrazia. Ma credo lo si possa trovare - anche in Italia, e penso che la strada è un sistema - non solo elettorale - il più possibile simile a quello tedesco.
Che, tra l'altro, corrisponderebbe anche molto meglio alla realtà italiana per quanto riguarda i suoi elementi federalisti - al contrario della situazione francese, che è sempre stata e continua ad essere una nazione centralista al quale bene corrisponde il semipresidenzialismo - mentre in Italia un federalismo sarebbe intrinseco nella storia di questo paese, che proprio come la Germania è uno Stato nazionale "in ritardo" proprio per la sua lunga storia di divisioni, staterelli ed occupazioni o ingerenze estere. E che solo attraverso la mediazione delle aggregazioni politiche locali e regionali può riuscire a fidarsi e credere nello stato nazionale. Proprio come forse è il pensiero alla base del "Sindaco d'Italia".
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