Cittadella
«Tor-ne-re-mo. ...
NOSTRO INVIATO
«Tor-ne-re-mo. Tor-ne-re-mo. Tor-ne-re-mo». Finisce così, sotto la pioggia la manifestazione di Cittadella contro l'ordinanza "anti sbandati" firmata nei giorni scorsi dal sindaco leghista Massimo Bitonci. In piazza Pierobon alle 16 si trovano in 200-250: ci sono quelli di Rifondazione Comunista, la Cgil, gente del Pdci, della sinistra democratica, Associazioni dei marocchini, nigeriani e senegalesi, Assopace e Opera Nomadi, Zattera Urbana, Acf, il segretario provinciale della Fiom Cgil, il parlamentare Sperandio.L'elenco lo compila in via Garibaldi Daniela Ruffini, assessore al comune di Padova alla casa e all'immigrazione. Forse si dimentica qualche nome ma ha quasi scaricato le batterie del megafono per gridare contro le norme del sindaco leghista Massimo Bitonci, norme che ritiene discriminatorie. «Sa che dico a questi di Cittadella, leghisti che hanno all'opposizione Forza Italia e Udc? Ascoltino il consiglio del sindaco di Montegrotto, Luca Claudio, An,: emigrino». Pochi - e non tutti di Cittadella - invece alcuni cittadini erano dall'altra parte della piazza (che si chiamava delle Biade), a fianco del Municipio a mugugnare contro quella che hanno ritenuto un'invasione. Tutto questo mentre a Montegrotto meno di una ventina di ragazzi (Verdi e associazione culturale "Fuori controllo" di Monselice) manifestavamo contro il sindaco di Alleanza Nazionale. E piazza Pierobon tornerà ancora al centro delle cronache oggi perché è prevista la manifestazione a sostegno di Bitonci con sindaci leghisti del Veneto e del Nord che si impegneranno a firmare assieme un'ordinanza simile a quella di Cittadella.
Al centro di slogan ("No alla guerra ai poveri") e comizi-flash anche aperta solidarietà alla decisione del giudice padovano Calogero che ha inviato una comunicazione giudiziaria a Massimo Bitonci per la sua delibera: il primo cittadino del comune padovano dovrà parlare col magistrato giovedì prossimo anche se in una lettera nel nostro giornale indirizzata al ministro degli interni Amato, ha spiegato i motivi della sua scelta.
Ieri Bitonci è stato solo visto passeggiare per i portici del centro padovano ("ventimila abitanti, 2500 partite Iva, 150 milioni di euro versati nella casse dello Stato") spiegando ai cronisti la vera manifestazione sarà quella leghista e che poiché non "mi sembra di vedere tra i manifestanti cittadini di Cittadella vuol dire che la gente è dalla mia parte». Nel melting pot ("varda ghe xe qualche nero", sibilavano dalla parte del Municipio i "locali") di un pomeriggio buio e piovoso si ripetono i no razzismo e alle ordinanze "come questa che sono contrarie alla Costituzione scritta dai padri della Repubblica e da chi ha fatto parte della resistenza». Di fronte al municipio decine di famiglie di africani con tanti bimbi. A parte qualcuno più abile con slogan e megafono hanno tutti o quasi la stessa storia da raccontare: immigrazione per cercare una speranza che il paese dove sono nati non dà, lavoro difficile in Italia, tanto precariato, vita in case fatiscenti. «Abbiano tanti doveri? vorremmo anche i diritti».L'ordinanza di Bitonci sembra aver sollevato il disagio anche dei più tiepidi: a molti non fa differenza il colore della bandiera bensì la necessità di distinguere tra immigrati nuovi e delinquenti. «Dignità e alloggio - grida al megafono Gidame Gudebrelz, marocchino laureato, commerciante di Cittadella - Noi vogliamo rispettare le leggi italiane, la bandiera italiana, siamo qui in questa terra, per costruire con voi futuro e benessere. Io sono italiano ormai non immigrato e basta». Al suo fianco Strimphir Alihare, cittadino del Burkina Fasu che vive da dieci anni in Italia. « Faccio il metalmeccanico, lavoro qui ma chiedo che cosa potrebbe capitare se, come è accaduto a tanti, dovessi perdere il lavoro».É lo spettro che scivola pesante nei dialogo di molti immigrati. Come Mansar Adlaziz, da 18 anni a Cittadella, 3 bambini. «Ma ho perso il lavoro perché un giorno mi si è rotta l'auto e sono arrivato n ritardo. I vigili mi hanno perfino messo la multa e sequestrato la vettura perché l'avevo lasciata in divieto, non si muoveva più...». Adesso ha ritrovato lavoro in una fabbrica. Ma non la casa. Aspetta una risposta dal Comune. «Mi rinviano ogni volta - spiega - Il medico ha visto la casa dove abito e ha detto che non posso lasciare lì i bimbi...».
In piazza sembrano essere solo "regolari", professionisti della legalità a loro modo. Ma infilati ognuno in un problema come Gazi Mohammed, 55 anni marocchino, sei figli, muratore disoccupato da tre anni. «L'impresa è fallita: anche gli italiani restano senza lavoro, quelli non li buttano mica fuori dal Comune dove risiedono». Gli fa eco Uche Nworesti, 37 anno nigeriano: «E non si rendono conto che esiste il lavoro interinale in Italia, che puoi stare anche sei mesi senza trovare un posto, che non è certo colpa tua?».
Mentre gli slogan si trasformano una specie di rap afro-veneto tensione e preoccupazione nelle labbra di Kata Mbellun, 16 anni: «Sono nata a Bassa- dice- sto studiando a Castelfranco. Voglio diventare maestra d'asilo e insegnare ai bimbi italiani non tornare in Marocco. Siamo venuti via da un paese che non offriva futuro. Il nostro futuro è qui, con regole. Anch'io sono contro gli immigrati ladri, violenti e terroristi. Però se la prendono con me perché porto il velo (un leggero tessuto azzurro che lascia scoperto tutto il volto e racchiude solo i capelli). Che modo è questo= Io leggo Corano e Vangelo e vedo che i profeti invitano prima di tutto alla pace. Mio padre è insegnante, conosce bene anche il francese e potrebbe insegnarlo. Però qui deve fare l'operaio». Con Kata il camerunese Minka Roland ("troppi muri in questo paese") e con tanti altri giovani dovranno convivere anche le nipoti di Orlando Costa, 76 anni, detto "furioso" le dita della mano destra tranciate da una pressa: «Sono andato dai carabinieri e ho detto: a quelli dovete sparare...». E alza le braccia minaccioso fino a quando Lazzaro Basto lo invita con un amico a bere un ombra. Tregua sul fronte dell'immigrazione. Ma solo per poche ore.
Adriano Favaro
da gazzettino.quinordest.it
|